Come psicoterapeuta e psicologa scolastica in questo periodo mi sono ritrovata catapultata nel vortice di emozioni e vissuti dei miei piccoli pazienti e dei loro genitori a seguito delle restrizioni imposte dalla “Fase uno” dell’emergenza Coronavirus.
Sappiamo ora che dal 4 maggio inizierà la cosiddetta “Fase due”, che porta con sé molti dubbi rispetto a come verrà percepita e vissuta dai bambini e dai ragazzi.
Iniziamo dal dire che, come per la “Fase uno”, anche nella “Fase due” non ci saranno emozioni giuste ed emozioni sbagliate: ogni bambino ed ogni adolescente ha un suo modo di reagire agli eventi determinato da diversi fattori (individuali, famigliari, ambientali, ecc.) e compito principale di noi adulti è prima di tutto porsi in un atteggiamento di ascolto e di accettazione.
Ascoltare senza giudicare le emozioni dei nostri figli non significa chiaramente accettare tutti i comportamenti: come adulti abbiamo il compito di insegnare ad esprimere le emozioni nel rispetto di sé stessi, degli altri e dell’ambiente. Accetto, per esempio, che tu sia arrabbiato, non posso però accettare che tu possa insultare o rompere un oggetto per esprimere la rabbia… piuttosto utilizziamo questo tempo per imparare ad esprimere le emozioni in modo efficace!
I bambini e gli adolescenti hanno una grande capacità di lettura delle emozioni dei loro adulti di riferimento: inutile quindi provare a nascondere o a camuffare la preoccupazione se nella “Fase due” dovremo ritornare a lavoro, o la rabbia per le eventuali difficoltà economiche… meglio porsi come un modello e condividere emozioni e vissuti con i nostri figli, utilizzando un linguaggio adatto al loro livello di sviluppo.
Continuiamo a mantenere e a spronarli a mantenere un rapporto con le loro figure di riferimento (insegnanti, terapisti, compagni di scuola, amici) e a strutturare, per quanto possibile una routine con spazi e tempi per lo studio, per il gioco, per le relazioni sociali.
Ricordiamoci sempre di dire e far capire ai nostri figli che siamo felici di stare insieme a loro: al “dover stare a casa” aggiungiamo sempre il “volere” e il “piacere” di stare a casa con loro.
Nel passaggio dalla “Fase uno” alla “Fase due” diamo un riconoscimento verbale o scritto ai nostri figli per attestare la loro capacità di aver saputo affrontare questa prima fase: come nel passaggio da un ciclo scolastico ad un altro possiamo preparare un “diploma” di passaggio alla “Fase due” o possiamo semplicemente prenderci un momento per condividere emozioni e vissuti della “Fase uno” e farci un applauso per averla saputa superare.
Infine ricordiamoci sempre che piccole regressioni sono assolutamente normali in questo periodo e che quando ci rendiamo conto che le regressioni e alcuni sintomi (perdita di appetito e sonno, mal di pancia, pianto continuo, perdita di motivazione per i propri interessi) diventano frequenti, costanti e limitanti per la qualità della vita dei nostri figli e del sistema famigliare possiamo rivolgerci con fiducia ad uno psicologo, che saprà ascoltarci e darci le giuste e specifiche indicazioni.
Dott.ssa Fabiola Trojani, psicologa, psicoterapeuta.